1 Novembre: Mandalay - Heho - Pindaya - Lago Inle

Tappa di trasferimento con arrivo al lago Inle, secondo punto di riferimento del nostro viaggio dopo Bagan e la sua piana dei templi. Sebbene non distante in linea d'aria da Mandalay, dove eravamo fino a ieri, la situazione delle strade sconsiglia un trasferimento in macchina, che pure sarebbe possibile (e che secondo me, vista la velocita' di cambiamento delle cose, tra non molto tempo sara' preferibile per il miglioramento della situazione viaria). Siccome c'e' da attraversare una zona montana (il lago Inle e' circondato da monti) da Mandalay a Heho si preferisce andare in aereo.

Questi aeroporti interni birmani ricordano molto i nostri aeroporti di una cinquantina di anni fa. Tutto fatto a mano, gli inservienti che passano con i cartelli che dicono quale aereo sta per arrivare o partire, gli annunci fatti col megafono. Comunque, a parte qualche ritardo fisiologico la situazione non e' caotica, e si riesce ragionevolmente a prendere l'aereo giusto al momento giusto smile.

Grotte di PindayaAll'arrivo all'aeroporto di Heho ci accoglie una bella birmana che io spero invano sara' la nostra autista, invece e' solo il contatto di Teo che ci presenta al vero autista che ci portera' al lago. L'autista e' quasi autistico, forse perche' il suo inglese e' veramente elementare, e sembra non capisca granche' di quello che tentiamo di dirgli. Comunque lui sa che ci deve portare prima a vedere le grotte di Pindaya, e poi a Nyaungshwe, sulle sponde del lago, dove prenderemo la barca per l'albergo. Le grotte (qui ci sono le foto e qui c'e' il video) sono uno spettacolo molto particolare, Maddalena ne e' affascinata. Il mio sentimento nei confronti di questa ennesima espressione esagerata di kitsch estetico-religioso e' piu' contrastato. Lo spettacolo sicuramente inconsueto consiste in una grotta carsica abbastanza grande, con diramazioni visitabili, che e' stata nel tempo riempita di statue di Buddha di tutte le dimensioni, colori, materiali in tutte le pose previste dall'iconografia buddhista. Ce ne sono naturalmente migliaia (si dice 8700, ma il numero cresce giornalmente). L'ambiente carsico e' notevole ma non eccezionale, le concrezioni sono molto limitate e non paragonabili, cheso', a Postumia o Castellana. Se ci andate occhio agli scivoloni: la grotta e' ancora molto "attiva" e scende acqua un po' dappertutto.

Dopo la visita alle grotte Maddalena insiste per andare a vedere il tempio di Hsin Khaung Taung Kyaung, segnalato sulla guida nelle vicinanze, e nonostante la difficolta' a spiegarlo all'autista alla fine ci arriviamo. La visita e' interessante e meritava sicuramente la piccola deviazione e la fatica di spiegare la cosa all'autistico. Il tempio, in buona parte in legno di tek, e' meno spettacolare di quelli visti a Mandalay e Inwa, ma e' piu' vissuto. Non ci sono turisti, solo un camion carico di visitatori locali. Il tempio Kaung Taungevidentemente e' rimasto fuori dai circuiti turistici organizzati e questo ai nostri occhi un po' snob e' sicuramente un pregio. Chissa' perche' noi turistazzi godiamo particolarmente quando troviamo un posto decente non visitato da altri turistazzi. Non e' solo (ma anche) l'odio per la folla e l'intruppamento, e' una specie di egoismo e rivalsa nel poter dire io questo l'ho visto e gli altri no...

Il viaggio in macchina nelle campagne tra Heho e il lago Inle e' forse il tragitto piu' bello che abbiamo fatto. La campagna qui e' molto varia e fertile. I colori sono forti: Il rosso della terra e dei laghetti che da essa prendono il colore, il verde delle coltivazioni (mai visti tanti campi di verze in vita mia) e il giallo dei campi di sesamo, che somigliano a quelli di senape visti in Francia in primavera. E poi i ragazzini che ti salutano dalla groppa dei bufali o, nelle loro uniformi, di ritorno da scuola. I contadini al lavoro nei campi, con i carri trainati da buoi o da bufali, insomma tutto molto bucolico. E tutti sorridono e non sembrano infastiditi dalla tua curiosita' di turista e dalle macchine fotografiche e da presa che sfrucugliano nelle loro vite private. L'autista si ferma per portarci a visitare una fabbrica artigianale di carta e dei tipici ombrellini stile cinese. Molto interessante. Paghiamo un obolo portandoci a casa un paio di coprilampada di questa bellissima carta molto grezza, con inclusioni di fiori e foglie.

Arriviamo finalmente a Nyaungshwe, porta di ingresso sul magico Lago Inle, uno dei luoghi piu' affascinanti visitati in questa vacanza. Il villaggio e' sulla sponda di un canale che porta al lago. Anzi, esso stesso e' una propaggine del lago. Qui c'e' un piccolo porto di barche tutte uguali: lunghe canoe dal fondo piatto attrezzate con un meccanismo a motore timone-elica che puo' essere sollevato dall'acqua per evitare di far impigliare l'elica nelle alghe e nelle isolette galleggianti di giacinti d'acqua di cui il lago e' tappezzato. Qui salutiamo il nostro autista, per i prossimi due giorni infatti ci muoveremo solo in barca e l'autista personale sara' sostituito dal barcarolo personale. Questo ha una faccia poco rassicurante, di quelli che se li incontri di notte passi alla larga. Ma parla (e capisce) discretamente l'inglese, e, pur facendosi largamente i In barcacacchi suoi, e' disponibile e gentile. Con lui inizia un pezzo strano di vacanza, fatta di acqua, di rumore del motore a scoppio che muove l'elica, di spruzzi e di paesaggi strani e morbidi. La barca e' molto grande per noi, e' attrezzata con due comodi sedili, alcune coperte per ripararsi dall'aria e dagli spruzzi. I nostri bagagli vengono poggiati sul fondo piatto e ricoperti di tela cerata ad evitare che si bagnino.

E poi si parte. Le sponde del canale pian piano diventano meno nette, le case allineate ai bordi ormai non poggiano piu' sulla terraferma ma sono diventate palafitte, ognuna con la sua barca ormeggiata al fondo dei gradini di legno che salgono sul ballatoio. Il canale si e' pian piano trasformato in lago senza soluzione di continuita', ed eccoci in questa terra di mezzo, sospesa tra acqua, erba, terra e cielo. Il Lago Inle non e' un lago come lo intendiamo noi, e' una enorme pozza d'acqua. E' una pianura inondata, dove l'acqua e la terra giocano a nascondino aiutate dalla vegetazione che e' anch'essa contemporaneamente terrestre ed acquatica. il fondo del lago e' sempre li' sotto, a portata di mano. La profondita' non supera credo mai il metro o poco piu'. Per questo le barche sono un incrocio tra le canoe e le chiatte. Non mi stupisco di vedere ammassi anche molto grandi di giacinti d'acqua (Eichhornia crassipes). Questa pianta bellissima ma estremamente invasiva e' perfettamente adattata, con i suoi gambi gonfi d'aria, alla vita "galleggiante". Piu' strano e' vedere vere e proprie isole di vegetazione che di solito e' ben radicata a terra (canne ed altre graminacee, convolvoli) che ti aspetteresti di vedere ben ferme, ed invece ondeggiano come se fossero sospese sull'acqua. Tutto si muove tranquillamente, come mosso da onde invisibili.

Prima di arrivare all'albergo incontriamo alcune barche di (finti) pescatori. I pescatori del lago sono molto caratteristici sia per il tipo di rete che usano (una specie di cono intrecciato che. vista la scarsissima profondita' del lago, permette, lanciato dall'alto , di intrappolare i pesci al suo interno tra la rete e il fondo) sia per il modo, veramente notevole, di remare e guidare la barca. tramontoSimili in questo ai gondolieri veneti, hanno un solo remo che manovrano stando in piedi. Lo scalmo su cui il remo fa perno pero' non e' fissato alla barca. Viene usato a questo scopo infatti l'incavo formato tra tallone e polpaccio di una gamba. Il risultato e' una remata molto tipica, che pero' e' efficace perche' consente di avanzare e dirigere la barca utilizzando una sola mano. Quelli che ci accolgono invitandoci a fare riprese (che naturalmente NON faccio) vogliono in realta' solo dei soldi. Anche qui, purtroppo, l'arte dello scucire soldi ai turisti con ogni mezzo, pur non essendo sport nazionale come in India o in Thailandia, si sta sviluppando molto velocemente.

L'albergo (Inle Resort) e' molto lussuoso e bello. Il tramonto sul lago e' impagabile!

Il Diario di Maddalena: 1 novembre, giovedi', 11° giorno

Sveglia alle 5:15, partenza dall'albergo alle 6:15, arrivo in aereoporto alle 7:15, partenza prevista per Heho alle 8:40, decollo alle nove. Alle dieci siamo gia' arrivati, abbiamo ritirato i bagagli, cambiato 300 dollari, conosciuto il nostro nuovo autista e la nuova auto, che peraltro ci servira' solo per raggiungere il lago Inle dall'aeroporto di Heho passando per Pindaya a vedere le famose grotte d'oro.

La strada che attraversa i campi da Heho a Pindaya e' affascinante: si snoda tra campi verdi di cavoli, gialli di sesamo o rossi per la terra che qui ha questo colore, mentre passano carri trainati da buoi, o furgoni stracarichi di patate o di cavoli, oltre che di gente con delle specie di asciugamani arancioni intorno alla testa a mo' di turbante. E' l'etnia Shan, che abita questa terra.

Arriviamo alle grotte di Pindaya che sono una vera meraviglia e insieme alla piana di Bagan valgono da sole il viaggio (NdR: la mia opinione e' un po' diversa, secondo me sono spettacolari ma un po' kitsch, abbiamo visto cose piu' belle). E' un sistema di grandi grotte carsiche che scende per diversi metri sotto terra in cunicoli che si allargano in stanze; un labirinto completamente zeppo di statue di Buddha: all'ultimo censimento erano 8700 ma il loro numero cresce per le donazioni dei fedeli... Di marmo, di legno, bianche, nere, ma soprattutto dorate, di ogni dimensione, davvero incredibile!

Dopo il giro nelle grotte visitiamo, li' vicino, il monastero di legno di tek di Hsin Khaung Taung Kyaung, fuori da ogni circuito turistico e percio' quasi deserto, con solo pochi visitatori locali e alcuni monaci. Bello e interessante. Poi imbocchiamo una strada per gran parte sterrata e ci dirigiamo verso il lago Inle. L'auto ci lascera' a Nyaungshwe, dove ci aspetta la barca (in realta' una sorta di lunga canoa a motore) che ci portera' in albergo.

Il nostro Hotel e' sul lago, abbiamo un lussuosissimo cottage e dopo averne preso possesso andiamo a vedere il tramonto da un terrazzo-pontile con sdraio. Il cielo diventa sempre piu' rosso e ci fa dimenticare gli aperitivi carissimi (gia' di base, piu' una "tassa" del 15%!).

Poi non resta che andare a cena (alle 18:30) e a nanna (alle 20:00), visto che domani l'appuntamento con l'uomo della barca e' alle 6:00 per andare a vedere la grande "Festa dell'Acqua"!!!!

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