28 Ottobre: Bagan - Moniywa

Prima di dare la parola a Madda, stavolta voglio raccontare anch'io la giornata, che e' iniziata con la festa al Villaggio di Atet Nyin, che sta poco oltre BaMonacelli buddhistigan, esattamente qui. Atet Nyin e' il villaggio natale di Aung, il nostro guidatore, ed in questo villaggio vive ancora sua sorella. Quando Aung, nei suoi giri da guida turistica, passa da queste parti, naturalmente viene a trovare amici e parenti. Nei due giorni che abbiamo soggiornato a Bagan in effetti lui ha dormito dalla sorella.

Ci aveva proposto di passare dal suo villaggio perche' proprio quel giorno c'era la festa della Pagoda, una bella festa popolare che si svolge una volta l'anno per raccogliere fondi ed offerte per i monaci e per il tempio. Abbiamo accettato con entusiasmo ed abbiamo fatto bene. Nell'occasione abbiamo scattato molte foto e fatto anche un video. E' stata proprio una bellissima esperienza assistere a una festa davvero "locale" e assolutamente non turistica.

Ci siamo sentiti molto a nostro agio, nonostante fossimo gli unici stranieri e andassimo in giro a fotografare e a fare riprese video... anzi erano tutti contenti di questo. Qui ho anche osato, come testimoniato dalle immagini video al minuto 5:40, fare colazione a base di spaghetti in brodo insieme a loro. La manipolazione degli spaghetti cotti e delle stoviglie non era all'altezza dei nostri standard di igiene e profilassi, naturalmente, e Maddalena non era molto d'accordo con la mia voglia di condivisione... ma io sono dell'ipotesi che per farsi gli anticorpi contro la diarrea bisogna fare cosi:-)'. E naturalmente e' andata benissimo.

Poi abbiamo visitato un tempio (piuttosto kitsch, a onor del vero) a Pakokku. Qui, mentre noi visitavamo il tempietto, Aung ha comprato un coloratissimo elicottero giocattolo per suo figlio. Un vero capolavoro di ingegneria artigianale, tutto costruito con bambu' e fogli di plastica colorata, perfettamente funzionale: facendolo camminare sulle ruote girava le pale. Oltre ad essere un giocattolo, aveva anche una funzione di lampada: con una candela all'interno poteva diventare una splendida lanterna colorata per rallegrare una delle tanElicotterote feste di paese.

Di li' siamo ripartiti verso Monywa, ma nell'avventuroso attraversamento di un fiume con il Van Aung si e' impantanato, e io nello scendere dal pulmino ho fatto cadere la macchina fotografica sul greto sabbioso e bagnato del fiume, ad obbiettivo aperto, perdendola definitivamente. Il fattaccio e' avvenuto qui. Chiedo ad Aung se c'e' qualche possibilita' di trovare qualcuno che la ripari (in fondo si tratta solo di pulire l'obbiettivo dalla sabbia, ma ci va un riparatore Nikon) e lui mi da' qualche speranza per quando arriveremo a Mandalay, seconda citta' del paese, dove ci sono molti grandi negozi di elettronica. Impietosito dalla mia faccia da funerale Aung gentilmente mi offre di usare per il resto del viaggio, almeno finche' c'e' lui, la sua piccola Canon, che in realta' non e' proprio una brutta macchinetta. Insiste dicendo che lui di foto da quelle parti ne ha gia' fatte molte, io lo ringrazio ed accetto.

Il guado del fiume in realta' e' stato obbligato perche' Aung voleva passare dal villaggio di sua suocera, che si chiama Pale (il villaggio, non la suocera) ed e' qui. Aung ci aveva chiesto se poteva passare di li' a salutarla cosa che noi avevamo accettato con entusiasmo (ogni occasione di contatto con le persone e la vita vissuta e' una occasione ghiotta per persone cui piace davvero viaggiare, e a noi piace). La sosta e' breve ma molto piacevole. La suocera di Aung e' una vecchietta di una simpatia strabordante e contagiosa, ride apertamente con la sua bocca sdentata e si comporta come se ci conoscesse da sempre. Aung la tratta con dolcezza e allegria, si prende un po' gioco di lei perche' deve urlare per farle capire qualsiasi cosa (lei e' quasi sorda). E' stato molto toccante ed istruttivo vedere con quale rispetto, complicita' e riverenza Aung, che pure e' un giovane uomo sui 40 anni, tratti sua suocera. Il rispetto verso gli anziani e' una delle regole di vita principali dei buoni buddhisti, ci dice, e lui almeno in questo e' sicuramente un buon buddhista. Poi si lascia andare a considerazioni poco lusinghiere sulla gioventu' moderna, che invece spesso agisce in altri modi. Tutto il mondo e' paese!

Dopo la sosta abbiamo visitato il sito archeologico di Hpo Win Taung (visita di cui abbiamo sia un video che le foto ). La mancanza della mia piccola adorata Nikon si e' fatta sentire: le foto fatte da qui a Mandalay sono scattate o con la telecamera o con la macchina fotografica che Aung mi ha prestHpo Win Taungato (com)mosso a pieta' dalla dolorosa scomparsa del mio giocattolino, e la qualita' ne risente. Hpo Win Taung (Nota: questo, come sempre con i nomi birmani, serve solo a dare un'idea del nome di questo posto, non esiste una traslitterazione ufficiale dal birmano, e questo luogo puo' essere chiamato Hpo Windaung, Pho Win Daung e altre variazioni simili) e' un sito antico, non restaurato, di templi scavati nella tenera roccia nera vulcanica della consistenza del tufo. Un po' come le chiese rupestri scavate nelle rocce tufacee di alcune localita' del nostro Sud (ad esempio a Matera). I luoghi di culto sono a volte semplici caverne dentro le quali la stessa roccia della parete e' stata scolpita in forme molteplici di Buddha, spesso posti in ordinate file, come al solito seduti o distesi o in combinazioni varie. E' un posto che ho trovato molto interessante proprio perche' essendo parzialmente in rovina, non ha subito i restauri massicci (in realta' vere e proprie ricostruzioni) di molti altri luoghi di culto birmani. Dovrebbe solo essere liberato dalla vegetazione che cresce abbondante ovunque e ne rende un po' problematica una visita approfondita.

L'albergo a Monywa (Monywa Hotel, il nome non denota particolare fantasia!) non era granche', ma sicuramente era confortevole e pulito. Abbiamo fatto una bella passeggiata, cenato in un ristorante sul lago (qui), e poi siamo andati in centro dove c'e' un vivacissimo e brulicante mercato notturno. Su questo lascio le parole e le immagini al filmato che abbiamo fatto nell'occasione. Anche questa una esperienza da ricordare occhiolino

Il Diario di Maddalena: 28 ottobre, 7 ° giorno

Quella che doveva essere una piatta e noiosa giornata di trasferimento e' iniziata invece con una bella festa religiosa locale, in cui eravamo gli unici stranieri. Infatti il nostro autista e' originario di un villaggio (Atet-Nyin) nei pressi di Bagan e voleva salutare sua sorella e i vari parenti. Per un colpo di fortuna proprio oggi (e capita una volta l'anno!) c'era la festa del villaggio, e cosi' ci ha invitati ad assistere.

Con tutta la gente del villaggio siamo andati nella piazza del paese, dove ci sono alcuni templi, tra cui uno in particolare dove vivono i monaci. Tutto intorno, sedute su stuoie, le famigliole con i loro altarini di cibi e offerte varie. Tutto e' descritto dal filmino e dalle foto, percio' non mi dilungo, dico solo che è stato bellissimo ed emozionante! Finita la festa, ancora una breve sosta a casa della sorella di Aung, che ci ha offerto alcuni stuzzichini come da tradizione (NdR Io dopo aver fatto abbondante colazione in albergo avevo anche accettato l'invito a colazione durante la festa del villaggio!, comunque le cosine assaggiate dalla sorella di Aung ancora me le sento in bocca, molto buone e particolari)

Ripartiamo per fermarci, dopo pochi chilometri, nella cittadina di Pakokku, dove ci siamo fermati a visitare il tempio piu' caratteristico, con accanto una particolare torre dell'orologio ma niente di che.

Riprendiamo il viaggio attraversando strade di campagna, spesso sterrate e malconce, dove possiamo osservare scene di vita quotidiana. L'episodio clou e' stato l'attraversamento del letto QUASI asciutto di un fiume, dove ci siamo impantanati! Una folla di lavoranti (muratori? contadini?) e' accorsa immediatamente in nostro aiuto, spuntando dal nulla con corde e pale, e ci ha salvati tirandoci all'asciutto! Nel frattempo pero', uscendo dall'auto, Gu ha fatto cadere nel fango la macchina fotografica, che già ne aveva viste di tutti i colori e riportava i segni delle nostre disavventure... Dopo quest'ultima, la poverina e' definitivamente morta. :-( Aung, dispiaciuto, ci ha prestato la sua fotocamera e a Mandalay cercheremo di comprarne una nuova (NdR ma io non aveaffreschivo perso le speranze di farla riparare...).

Poi, altra sosta nel villaggio della suocera di Aung, una simpatica vecchietta 83enne che rideva molto (guardando noi, NdR), felice della visita di suo genero. Dopo questa seconda visita di cortesia, e relativa piacevole full immersion nella vita locale, torniamo a fare i turisti. Per non farci mancare i nostri Buddha quotidiani facciamo tappa in una zona che pullula di templi scavati nella roccia, Hpo Win Taung: è un'area piuttosto estesa, in cui saliamo e scendiamo scale e ci addentriamo per sentierini sterrati nella giungla sotto il sole accecante. Qualche scimmia corre e si arrampica, mentre noi, soli occidentali, ammiriamo questi Buddha seduti o distesi in nicchie poco piu' grandi di loro, in sequenze sempre molto simili (ai nostri occhi profani, perlomeno...).

A Monywa l'hotel e' un po' deludente, e non ha neanche la piscina! cosi' dopo una veloce doccia preferiamo uscire di nuovo. Siamo in centro, vicino a noi c'e' un mercato serale veramente affascinante: decine e decine di bancarelle che cuociono e vendono ogni sorta di cibo, e bici, e motorini e bus da scansare, persone vocianti e rumori di traffico e odori... Infine, ci rilassiamo come al solito a cena al "Pleasant Island Restaurant", dove ci facciamo portare da un singolare taxi: si tratta di una bici con di fianco un doppio seggiolino (tipo sidecar) in cui i passeggeri si siedono schiena contro schiena! Una fatica bestiale per chi pedala, specialmente se i passeggeri non sono due minuti birmani ma due pasciuti turisti italiani...

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