Isla San Cristobal

Ad Est di Santa Cruz, l'abbiamo raggiunta in barca veloce in poco piu' di due ore. Il capoluogo si chiama Puerto Baquerito Moreno, che e' una versione in scala ridotta di Puerto Ayora in Santa Cruz. Qui abbiamo sogiornato alla "Casa de Nelly", un delizioso alberghetto che, come dice il nome, e' la dependance di una casa privata. La colazione, una delle migliori del viaggio, e' servita proprio nella sala da pranzo della casa di Nelly, in un'atmosfera molto familiare e simpatica.

A San Cristobal visitiamo come da programma il lago del Junco, uno specchio d'acqua dolce contenuto in un antico cratere vulcanico. Luogo abbastanza suggestivo, vegetazione (per chi fosse interessato, io insisto su questo punto ma so che pochi mi seguiranno) interessante, salendo si attraversa una grande stazione di Miconia robinsoniana, endemismo di queste isole. Bella anche la spiaggia della Loberia, che si raggiunge facendo slalom tra le iguane marine per arrivare ad un luogo di raduno delle otarie (in spagnolo Lobos de mar, da cui il nome).

Senz'altro la cosa che di San Cristobal ci rimarra' maggiormente negli occhi e nel cuore e' l'escursione con snorkeling alla roccia del Leon Dormido (Kicker Rock in inglese). Questo scoglio di cenere lavica rappresa si erge solitario in mare aperto, con le pareti a picco sulle acque blu profondo. L'isolotto e' letteralmente spaccato in tre pezzi da due profonde fenditure verticali, una piu' stretta (pochi metri di larghezza) e l'altra un po' piu' ampia (una quindicina di metri). Il mare che circonda l'isolotto e' molto profondo, mentre nelle due spaccature il fondo e' visibile (una decina di metri).

Qui abbiamo nuotato con i leoni marini che letteralmente ci sfioravano nelle loro evoluzioni. Maddalena era inizialmente piuttosto spaventata, anche perche' queste bestie non sono piccole. Io invece ero a mio agio perche' mi sembrava evidente che loro avessero voglia solo di giocare (e meno male che non sono stato smentito dai fatti). Uscendo dalle spaccature della roccia per entrare in mare aperto si ha la tipica sensazione del passaggio in acque profonde: lo smarrimento del blu senza fine.

Se poi dal blu sbucano prima uno, poi tre, poi dieci squali di dimensioni discrete (un paio di metri almeno) allora il timore riverenziale ispirato dal buio dell'oceano rischia di trasformarsi in piu' prosaico timore stringichiappe e istinto di fuga. Sapevamo di poter fare quell'incontro, e io ero abbastanza tranquillo fidandomi dell'organizzazione e della guida che stava vicino a noi e che aveva fatto di tutto per attirarli (no, non si era tagliato per allettarli con l'odore del sangue, aveva semplicemente sbattuto le pinne a pelo d'acqua per fare casino).

Insomma, rapidamente come erano arrivati gli squali si sono allontanati, non prima di avermi concesso una delle foto piu' belle dell'intera vacanza, quella dove uno di loro sta sopra un branco fittissimo di pesciolini piu' piccoli. Evidentemente non aveva granche' fame, visto che li ha completamente ignorati. Poco dopo, un altro piccolo gruppo di squali, a maggiore profondita', una decina di metri sotto. Immergendomi per fotografarli ho avuto una delle piu' grosse emozioni della vacanza: in mezzo al gruppo ci stava un pesce martello, che sono riuscito fortunosamente (e fortunatamente) a immortalare con la mia macchinetta subacquea e per mio personale ricordo. Non era ancora finita: spariti gli squali sono arrivate le razze: splendide aquile di mare a pois bianchi su fondo nero. Animali di qualche metro di lunghezza contando la coda, anch'essi di una bellezza magica, ipnotici nel loro leggero sinuoso volo subacqueo.

La riuscita spettacolare dell'escursione e' stata anche favorita dal numero limitato dei partecipanti (della serie poca brigata...). Oltre alla guida (il "flaquito" Ramiro, di grande esperienza, ottimo apneista) c'erano tre gruppetti:

Il primo tuffo e' stato alla spaccatura stretta del Leon Dormido. Qui c'erano i leoni marini che sguazzavano. Mi godo la mia immersione, gioco con le foche, osservo che la gopro e' stata affidata a Ramiro (che naturalmente riesce ad immergersi ed a manovrarla in maniera molto piu' producente della coppietta nordeuropea). Madda si avvicina e mi confessa il suo timore per i leoni marini che nell'acqua piuttosto buia le sfrecciano intorno. Le prendo la mano come usiamo fare in questi casi, sembra piu' tranquilla, i leoni marini si allontanano, sono piu' tranquillo anch'io.

Mi sento afferrare sulla spalla e trascinare giu'. Checcazzo succede? Il grasso papa' peruviano e' stato colto da un attacco di panico e si aggrappa a quello che vede intorno. Meno male che c'ero io e non Madda. Lui e' gia' artigliato come una zecca sulla schiena di Ramiro che fa del suo meglio per sorreggerlo, ma forse a causa della magrezza della guida (non a caso soprannominata "flaquito") cerca un appoggio di capacita' piu' adeguata alla sua stazza ed atterra su di me che in effetti sono dimensionalmente comparabile.

Faccio del mio meglio, insieme a Ramiro, e lo accompagnamo alla barca su cui sonnecchia la moglie che sta a guardia della decorazione delle proprie unghie (o forse faceva gli occhi dolci al capitano?). Il ciccio peruviano risale ringraziando la santa vergine del Pilar (invece che Ramiro e, in subordine, il sottoscritto). Nel frattempo anche il figliotto mostra segni di cedimento: senza l'intrepido genitore si sente evidentemente insicuro e risale anche lui sulla barca (si ritufferanno poco dopo accompagnati da una rassicurante ciambella salvagente ciascuno, equivalente marino della coperta di Linus). Cosi' due ce li siamo tolti di torno.

Proseguiamo per la spaccatura larga, dove nuotiamo in mezzo a un gruppo di pesci palla. Anche Maddalena senza foche sembra molto piu' tranquilla. I due bellocci del nord non danno problemi. Usciamo dalla spaccatura per andare in mare aperto, e qui incontriamo squali e razze. Ramiro scende giu, giu', per riprenderli con la gopro dei giovinotti (che poi probabilmente si vanteranno delle riprese mozzafiato), e io lo seguo con la mia macchinetta fotografica a immortalare squaletti e compagnia.

Dopo un po' anche i bellocci si rifugiano in barca. Io non andrei mai via, e anche Madda regge benissimo! Ramiro e' felice di avere due adepti cosi' entusiasti. A tratti lo perdiamo, poi ricompare. Il mare si fa un po' grosso, ma vicino alla parete che precipita verticale, dove le onde si smorzano, il problema e' minore.

Alla fine ci arrendiamo pure noi, fiaccati dalle onde e preoccupati dalla spuma che ci fa perdere contatto ogni tanto raggiungiamo gli altri sulla barca. Mi sento in paradiso. smile

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