Lanzarote Novembre 2017

Non voglio ciance, fammi vedere le foto!

Lanzarote è una delle isole Canarie, spagnole per appartenenza amministrativa ma al largo della costa africana, sull'Oceano Atlantico, addirittura a Sud del Marocco. Una vacanza a novembre qui è quasi come farla a Sharm-el-Sheik, si prende il sole e si fa il bagno, pur non morendo di caldo.

Ci siamo stati proprio ai primi di novembre 2017, una vacanzina di una settimana in un albergo di Puerto del Carmen, cittadina a poca distanza (ma qui le distanze sono sempre piccole) dall'aeroporto dell'isola, della sua capitale Arrecife. L'isola offre non solo spiagge ma anche natura selvaggia, arte e cultura.

E' un'isola aspra, totalmente vulcanica, di terra nera, lava secca e spinosa come i cactus che vi crescono, stentati e bellissimi. L'industria prevalente è quella del turismo, l'agricoltura in questa terra è difficile, c'è una viticoltura di facciata, attuata con metodi antichi che consOpuntiaentono di far tesoro della preziosissima acqua che cade raramente, e sfruttando la particolare natura del suolo per approfittare addirittura dell'umidità notturna, raccolta come fanno le lucertole del deserto, con particolari trucchi colturali. Una terra botanicamente (tema che come mi conosce sa mi è molto caro) ricca di endemismi, tra i quali spiccano gli Aeonium, succulente dalle bellissime foglie a rosetta e fiori a volte imponenti, che contano qui oltre venti specie endemiche (che vuol dire che nascono solo in queste isole). Vista la mia passione per le piante, le foto sono divise in due pagine: le piante spontanee del luogo che ho fotografato in giro per l'isola sono qui, mentre quelle coltivate (principalmente quelle del magnifico Jardin de Cactus che abbiamo visitato) sono qui.

Senza riferimento direttamente cronologico alla nostra vacanzina cerco di ricostruire un percorso per toccare tutti i luoghi visitati nell'isola, che abbiamo girato un po' in pullmann (ad esempio per la visita al parco dei vulcani di Timanfaya) e un po' in macchina, una piccola utilitaria che abbiamo affittato per tre giorni ad un prezzo molto mite.

Partiamo dal Parco di Timanfaya, il parco dei vulcani. Per andarci si passa dal paesino di "El Golfo", situato sulla costa Ovest dell'isola, proprio alle pendici dei vulcani ancora "caldi" alle sue spalle, su un terreno che fino a pochi secoli fa non c'era, edificato sulla lava portata da eruzioni avvenute dopo il medioevo. A fianco della baia che ospita "El Golfo" c'è una piccola laguna chiusa, divenuta ormai un laghetto costiero, dal bel colore verde dato dalle alghe che lo popolano.

Da "El Golfo" si entra nel parco di Timanfaya. Andando in pullmann si arriva direGeyserttamente al centro visitatori del parco, quelli che arrivano in macchina invece si devono fermare alla base del vulcano e vengono portati su dai bus navetta. Le macchine private formano una lunga coda in sosta all'ingresso del parco. Camminare sulla superficie del vulcano è abbastanza impressionante, la terra è calda ed in alcuni punti quasi scotta. L'attività vulcanica sotterranea è evidente, basta scavare per qualche decina di centimetri per sentire nettamente la differenza di temperatura. Questa caratteristica del magma così vicino alla superficie è sfruttata dalle guide che mostrano il parco per fare esperimenti abbastanza impressionanti, cui assistiamo insieme al gruppo di turisti che sono saliti fin qui insieme a noi.

Il primo consiste nel buttare fascine di legno secco all'interno di una semplice buca scavata in terra. Il calore ad una profondità di un paio di metri è tale per cui le fascine prendono fuoco spontaneamente. La seconda attrazione è un geyser artificiale: Un tubo metallico infisso nel terreno "pesca" qualche metro sotto la superficie, dove la temperatura è molto alta. Il dimostratore butta un secchio d'acqua dentro il tubo, e l'acqua esce dopo pochi secondi sotto forma di uno sbuffo di vapore, proprio come un geyser. La terza attrazione è un pozzo di forma abbastanza tradizionale, che ha sopra una griglia, su cui stanno cosce di pollo, braciole e altre carni pronte per la cottura. Il calore che viene dalle profondità della terra è sufficiente a cuocere la carne a puntino.

Nella via dell'uscita dal parco, una sosta al centro dei dromedari, dove si può fare una cavalcata (anzi, cammellata) su e giù per le dune di lava nera. Un'esperienza che abbiamo fatto anche noi. Le foto di questa parte del viaggio sono qui.

Da Timanfaya salendo verso Nord-Est e passando per il centro dell'isola si attraversa la zona delle vigne de "La Geria", dove la cvigneoltivazione della vite segue metodi antichi fatti per raccogliere qualsiasi goccia di acqua sia disponibile, e visto che la pioggia non basterebbe (anche perchè il terreno vulcanico è estremamente permeabile) si cerca di raccogliere l'umidità dell'aria e sfruttarla per dissetare questi cespugli di vite, come fanno i moloch, rettili mostruosi del deserto australiano, che bevono l'umidità raccolta dalle scaglie irsute. Il risultato è una campagna coltivata a "buche" circolari del diametro di un paio di metri. In fondo alla buca c'è la singola pianta di vite. Le buche spesso sono protette dal vento (che prosciugherebbe l'umidità raccolta) da piccoli muretti circolari. Il vino che si produce qui è frutto di una attenzione e di una cura particolari, le bottiglie hanno un prezzo che è (anche) conseguenza di questa mole di lavoro. Qui abbiamo visitato le vigne e la cantina di "El Grifo", una delle aziende maggiori produttrici di vino dell'isola.

Proseguendo verso Nord si attraversa il paesino di Teguise, sede di un affollato e folcloristico mercato, una volta la settimana, che abbiamo anch'esso visitato. Proseguendo verso il Nord il terreno dell'isola si innalza gradatamente, per poi precipitare sulla riva nord-est con uno strapiombo spettacolare come la vista sull'isoletta "La Graciosa" (nomen omen) a breve distanza. Qui veniamo a contatto per la prima volta con il nome e la figura di César Manrique, che è per l'isola di Lanzarote una specie di Deus ex machina che l'ha resa quello che è.

Personaggio di enorme spessore culturale, artistico e umano, Manrique si innamorò di questa terra e volle farne un gioiello, lasciando la sua impronta ovunque nell'Isola. Pare addirittura che questo suo amore sconfinato per questo luogo l'abbia portato alla morte quando, nel 1992, perse la vita in un incidente stradale molto chiacchierato (quasi quanto quello di Lady D). Si disse anche in quel caso che "i poteri forti" dell'isola avessero organizzato l'incidente per togliere di mezzo una persona che in tutti i modi si opponeva alla cementificazione selvaggia di questa piccola gemma, cemento necessario per sfruttare quella ondata turistica che proprio lui con le sue opere mirabili aveva contribMiradoruito a far crescere a dismisura. Fine inciso.

Qui, alla punta Nord dell'isola, sulla montagna prospiciente "La Graciosa" Manrique costruì una delle sue opere più famose, il "Mirador del Rio", un osservatorio per sfruttare questa vista splendida integrato perfettamente con il paesaggio circostante. Il Mirador è pressochè invisibile dall'esterno. Scavato nella montagna si affaccia lato mare con vetrate che consentono una vista mozzafiato sull'isoletta di fronte e sul mare sottostante. L'oera architettonica è un vero gioiello di semplicità e raffinatezza. Altre opere di Manrique saranno oggetto del nostro viaggio virtuale attraverso l'isola.

Scendendo dal Mirador si può continuare verso Nord, visitando la costa settentrionale, piuttosto deserta, senza centri abitati. Qui la costa lavica è interrotta da piccole cale sabbiose in cui il candore della sabbia fa da sfondo alle rocce laviche scure che vi si stagliano nette. Le spiaggette di Caleton Blanco, Playa de Punta Pineta ed altre sono letteralmente incastonate nel terreno lavico roccioso.

Riprendendo la discesa verso sud, sulla costa Est dell'isola si incontra uno dei fenomeni vulcanici più vistosi e interessanti, una tunnel lavico sotterraneo. La lava che erutta dal vulcano, se sufficientemente fluida, dopo essersi solidificata in superficie per il raffreddamento, continua la sua corsa sotterranea, come fosse il sangue dentro una vena. Questi "fiumi di lava" sotterranei a volte si svuotano della lava, lasciando il posto a grandi caverne, delle specie di tunnel sotto la superficie, anche di dimensioni notevoli. La "Cueva de los Verdes" (Grotta dei Los Verdes) è proprio questo: un tunnel visitabile a piedi, molto suggestivo per le dimensioni insolite per questo tipo di fenomeno. L'ingresso della grotta è nella proprietà privata dejameos del agualla famiglia "Los Verdes" (di qui il nome), la grotta è visitabile e percorribile.

Più ad est, nei pressi dello sfogo in mare, lo stesso tunnel lavico è di nuovo accessibile, e qui Manrique ha costruito la seconda opera di architettura paesaggistica che visitiamo: i "Jameos del Agua". Jameo è una parola specifica delle isole Canarie che indica il fenomeno di grotta naturale che si forma quando crolla la volta di una cavità lavica. Manrique ha costruito un percorso per la visita e la valorizzazione della bellezza di questo luogo, che crea suggestioni forti dovuti dall'incontro delle caverne con l'acqua, e dalla vicinanza al mare. Anche qui Manrique ha creato una struttura che valorizza le particolarità naturali senza stravolgerle, con una attenzione all'impatto sull'ambiente. Un posto magico, anche questo.

Proseguendo verso Sud, con una piccola deviazione verso l'interno rispetto alla rotta che segue la costa, si arriva ad un'altra realizzazione stupenda di César Manrique: il giardino dei cactus (Jardin de cactus). Luogo godibile da ciunque non solo per la bellezza delle specie in esso coltivate e conservate ma anche, come nelle altre sue realizzazioni, per la sapienza artistica di Manrique nel valorizzarle. Un posto dove potrei passare dieci giorni senza stufarmi, un vero scrigno che racchiude centinaia di spcactusecie di cactus e altre succulente da tutto il mondo, dalle più umili alle più spettacolari. Un posto che esorto e consiglio chiunque vada a Lanzarote a visitare.

Scendendo ancora verso la capitale Arrecife si passa per un paesino che si chiama Tahiche, sito di un'altra mirabolante opera di Cèsar Manrique: una casa costruita sfruttando i jameos (che sono quelle "bolle" sotterranee create dalla evaporazione del gas interno alla lava liquida) per farne ambienti di una casa "alla Manrique". Il complesso è attualmente sede fella Fundación César Manrique, ed ospita molte opere dell'artista (sculture, pitture) inserite in questo incredibile ambiente che mescola i sotterranei jameos, uniti da un percorso-corridoio ed arredati come ambienti abitabili. Alcuni di questi jameos sono totalmente sotterranei, altri hanno la volta superiore crollata e da essi si vede il cielo. Le stanze esterne spesso hanno vetrate che inseriscono la casa nell'ambiente circostante rendendola un tutt'uno con la lava, i fichi d'india ed il paesaggio lunare. Anche questo, un posto da vedere.

Come la casa-museo di Manrique, situata a Haria, sulla strada che porta dalla Geria a Teguise. Se c'è una differenza tra le due case-museo è secondo me che mentre la Fundacion è espressione e simbolo della integrazione dell'architettura domestica nel paesaggio (la casa non si vede, è nascosta, come il Mirador del Rio) la Casa-museo di Haria è inevece espressione della fusione tra l'interno e l'esterno. La casa come luManriqueogo che non ha confini definiti, la vita non rinchiusa dentro mura, gli ambienti bertoldianamente nè aperti nè chiusi, i bagni con ampie vetrate verso l'esterno (cosa che causerebbe stitichezza cronica ad almeno la metà delle persone che conosco).

Sempre proseguendo verso Puerto del Carmen, dove stava il nostro albergo, si passa dall'aeroporto dell'isola e dalla sua capitale, Arrecife. Una cittadina che guarda l'Oceano Atlantico, con scorci suggestivi, caratterizzata dalle fortificazioni a mare: Il castello/fortezza/prigione di San Gabriel e quello di San Josè, oggi sede di un bel museo di arte moderna (che, manco a dirlo, conserva anche opere di César Manrique dance).

Sorpassiamo Puerto del Carmen dove stava il nostro albergo che descriverò alla fine, per proseguire verso le spiagge del Sud, veramente belle. Per andarci si ripassa vicino al paesino di El Golfo, da cui abbiamo iniziato il tour virtuale, ma questa volta dirigendosi verso sud. Si passa per la località "Los Hervideros", un posto molto selvaggio in cui la piattaforma lavica forma una tavolata a una decina di metri a precipizio sul livello del mare. Il paesaggio è come al solito desertico e lunare, e la costa verticale è stata scavata dalla forza delle onde in un dedalo di anfratti e grotte. Lo spettacolo degli sbuffi di schiuma delle onde in questa scogliera così frastagliata è impressionante. La costa alterna tratti in cui la piattaforma lavica è scoscesa e scavata in queste grotte ed anfratti che includono qualche bel ponte naturale di roccia sulle acque, a spiagge laviche di sabbia nera.

Prima di rientrare verso l'interno si incontra un piccolo villaggio dove, sfruttando le caratteristiche del territorio, che qui forma una laguna salata come nella regione pugliese dei laghi di Lesina, sono state costruite delle saline, le saline di Janubio. Anche queste sono l'occasione per una sosta ed una visita a un ambiente insolito, con le sue montagnole bianche di sale, le sue vasche/piscine a diversi stadi di prosciugamento ed il solito ambiente lunare e silenzioso. Mentre Maddalesalinena se ne stava al "Mirador" delle saline io sono sceso per vederle più da vicino, ed ho scattato qualche foto a questo ambiente ancora una volta straniato e quasi lunare.

Proseguiamo ancora a sud percorrendo l'unica strada asfaltata che ci porta a Playa Blanca, in cui la strada finisce. Di qui una serie di strade sterrate percorrono l'itinerario lungo la costa sud-est, a poca distanza dal mare, con ingressi a singole cale/spiagge dai nomi suggestivi (Playa papagayo, Playa de la Cera, Playa Caleton de cobre, Playa mujeres) tutte molto selvagge e belle. Qui, a Playa de la Cera, ci facciamo un bel bagno. L'ambiente marino è quasi tropicale, con spugne e pesci pappagallo colorati che si mescolano a specie più comuni e mediterranee come salpe, muggini e saraghi. Nelle foto c'è qualche bello scatto fatto sott'acqua.

Qui finisce il nostro rapido tour virtuale accompagnato dalle foto reali fatte nei giorni in cui abbiamo visitato l'isola. Un pochino di pubblicità anche al nostro albergo, a Puerto del Carmen, che si chiamava Vik San Antonio, dove avevamo acquistato un trattamento di pensione di pensione completa (anche se a mezzogiorno non ci abbiamo quasi mai mangiato, per andare in giro, ma non c'era alternativa e l'offerta del tour operator per i primi giorni di novembre era veramente mooolto conveniente anche così). Un bell'albergo, con due piscine anche se fronte mare, che ci ha accolti la prima sera con una cena di Halloween in pieno stile kitsch-americano, con animazioni serali in un teatrino interno, insomma, roba di cui di solito facciplaya de la Ceraamo volentieri a meno ma che se c'è te la becchi e via cool. L'albergo d'altronde è proprio sul mare e quindi se non hai voglia di stare in piscina hai tutto il modo di farti due passi sulla spiaggia, sconfinando anche fuori dal territorio alberghiero, per qualche contatto con la vita selvaggia locale grin

OK Ho finito il raccontino, che come al solito è soprattutto ad uso famigliare (anzi, mio e di Maddalena) perchè nessun altro è interessato a vedere dove siamo stati, e le foto si possono abbondantemente trovare su Internet. Ma a noi fa piacere tener traccia delle cose fatte, dei viaggi in particolare, e questo è un modo per farlo, per ricordare luoghi, nomi, viste, colori (peccato non ci sia un modo di ricordare gli odori, sarebbe sicuramente interessante). Di viaggi ancora da elaborare in questo modo ne ho diversi, di viaggi ancora da fare non so, dipende da quanti me ne riserva il destino, e anche da condizioni esterne (vedi Covid). Ma sicuramente non ci possiamo lamentare, ne abbiamo fatti tanti e se ci rimanesse anche solo il ricordo di quelli fatti saremmo comunque privilegiati rispetto a chi non ha mai visto il mare... wink

FG

Le foto:

El golfo e il parco del Timanfaya

Le vigne de La Geria

Il mercato di Teguise

Il Mirador del Rio

La costa Nord

Cueva de Los Verdes

Jameos del Agua

Il Giardino dei Cactus

Fundación César Manrique

Casa-Museo Manrique

Los Hervideros

Le saline di Janubio

Le spiagge del Sud

Puerto del Carmen e il nostro Hotel

Piante spontanee delle Canarie

Piante coltivate (le succulente del Jardin de Cactus)