Venditori
di acqua
La prima volta che, nel Souk di
Marrakech, ho visto uno di questi tizi agghindati in maniera
esageratamente vistosa, mi sono detto: questo e' un cretino che si
veste cosi' per farsi fotografare dai turisti gonzi, facendosi pagare.
Avevo ragione solo a meta'. Infatti e' risultato poi che questo costume
cosi' eccessivo e' effettivamente utilizzato da questi signori, che se
ne vanno in giro per i souk e le medine a vendere acqua a bicchieri
(anzi, a coppe) a chi ha sete. Naturalmente, vista la loro vistosita'
(perdonate il calembour), essi sono ghiotta preda dei turisti
fotografi, che si adattano di buon grado a pagare uno o due (o piu')
euro per poter fare una fotografia ad un venditore d'acqua in posa
statuaria. La cosa non mi allettava: la foto ad un venditore d'acqua in
posa da foto ha scarsissime probabilita' di riuscire una buona
foto, e poi non volevo alimentare la convinzione che tutti i turisti
italiani siano gonzi cui scucire uno (o piu') euro per farsi
fotografare. Percio'
sono stato allerta per un bel po', cercando di cogliere l'attimo in cui
fare una foto senza essere assalito da richieste di denaro
preventive o a posteriori. L'occasione mi si e' presentata a
Casablanca, dove un venditore d'acqua se ne stava a riposare seduto su
un marciapiede, pensando a tutto fuorche' a come fare per scucire un
euro ad un turista. Il risultato e' la prima delle due foto qui sotto.
Soddisfatto, ho a quel punto cessato la mia caccia al venditore
d'acqua, ma la serendipita' (parola ultimamente di gran moda) non e'
un'opinione, per cui nella mia frenesia fotografica nell'occasione
della fantasia di Ben Gerir ho
involontariamente fotografato un venditore d'acqua al lavoro! Quando si
dice il culo....
Venditore d'acqua completo di campanella di richiamo,
tazze dorate per collana, otre di pelle di capra col lungo
beccuccio di bronzo (ottone?). Anche il cappello e' d'ordinanza.
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Sulla sinistra si puo' notare il venditore
d'acqua che ha offerto al cavaliere la
coppa metallica da cui sta bevendo.
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Nomi opinabili
La trascrizione in caratteri
latini
dei nomi arabi deve essere un'impresa particolarmente difficile. L'ho
dedotto dalla notevole aleatorieta' della grafia di nomi di luoghi,
piazze, vie, alberghi etc. Questo puo' creare qualche difficolta'
quando si legge il nome di un paese su una guida e poi si cerca di
rintracciarlo su una cartina, ma in generale non e' un grosso problema.
Per quanto mi riguarda, ad esempio, io ho arbitrariamente adottato una
grafia nello scrivere questo sito, scegliendo lo spelling che mi
ricordo. So per certo che Tafraout si puo' anche scrivere Tafraoute o
Tafraut, e che Piazza Jama el Fna ha diverse varianti, tra cui quella
con cui e' indicata dalla segnaletica locale (Jama a Fna) a quella piu'
ortodossa di Djama El Fna, a quella piu' diffusa su Internet che e'
Jemaa El Fna . Essendo stati recentemente a Jerba (scusate,
Djerba... o era Djerbah?) avevamo gia' incontrato questa
particolarita'. La cosa a questo
proposito piu' divertente e' stato il constatare, nell'albergo di
Marrakech dove eravamo ospitati, la totale confusione, con nomi diversi
scritti sulle insegne, sugli asciugamani, sulle saponette, sui
comunicati ai turisti, sui depliant della colazione-in-camera e sui
cartelli non-disturbare, con tutte le varianti combinatorialmente
possibili tra le seguenti grafie: Meriem, Meryem, Miryem, Meriem's,
Myriems etc. Nel tentativo di immortalare l'albergo dai mille nomi,
impresa cui mi sono accinto mentre il pullman partiva per Agadir, sono
riuscito a fare la seguente foto, che e' solo una pallida
testimonianza. L'insegna luminosa dell'albergo aveva una scrittura
ancora diversa, ma anche in questo caso, all'ultimo momento le batterie
della macchina fotografica mi hanno tradito. E io non potevo chiedere
al pullman di aspettare....

L'albergo dai mille nomi - Marrakech
Altre amenita'

Un
buontempone ha pensato bene di
mettere in saldo la proporia ragazza tentando di recuperare cammelli...

Il fenomeno dell'immigrazione
clandestina sta diventando una piaga anche in Marocco. Gli immigrati
italiani, sebbene non siano visti molto di buon'occhio, si ingegnano
nell'apertura di negozietti e ristorantini etnici, nel tentativo di
sbarcare il lunario. Agadir e' a onor del vero una citta' piuttosto
tollerante, e gli immigrati hanno addirittura la
possibilita' di indicare i loro illeggibili nomi esotici nelle insegne
dei
negozi. Piu'
a Sud, invece, pare che un movimento dal nome "Lega Sahariana" stia
rendendo dura la vita ai nostri poveri connazionali, che, se sprovvisti
di regolare permesso di immigrazione, rischiano l'espulsione dal
territorio marocchino con lo stampo di una suola nel sedere...
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