Il coraggio e la viltà
Questo raccontino nasce dalla notizia, non molto pubblicizzata a dir la verità (le notizie normali non fanno notizia), della scoperta e del conseguente arresto di fuggitivi ucraini che sui sedili delle loro utilitarie traghettavano donne e bambini verso una speranza di vita, e nel bagagliaio vili personaggi di sesso maschile in età utile al combattimento, che fuggivano dalle proprie responsabilità patriottiche, verso una altrettanto auspicabile sopravvivenza.
Non ho certezze, e non so cosa farei se fossi un cittadino maschio trentenne in buona salute in Ucraina oggi 10 marzo 2022. Non avendo certezze, racconto storie, che è più facile. E' sempre più facile raccontare il passato piuttosto che prevedere il futuro, come tutti gli economisti, i meteorologi e gli esperti di geopolitica credo possano confermare. Perciò racconto una storia di cui colpevolmente non conosco tutti i particolari, perchè il protagonista è il mio papà, cui avrei dovuto fare mille domande in più, ed oggi le farei, se potessi, ma lui non può più rispondere.
Classe 1924, Elio Guadagni capitava nel periodo di leva in un brutto momento: nel 1942, quando compì diciotto anni. L'Italia era in guerra da due anni, e Mussolini aveva la chiara intenzione di utilizzare tutte le forze disponibili per dare supporto al suo padrone/alleato Hitler nella sconfitta dell'occidente plutocratico e della marmaglia ebrea (e oggi si aggiungerebbe anche LGBTQ+, ma questa è un'altra storia).
Il futuro marmittone Elio Guadagni fu caricato su un treno ad Arezzo, insieme ad altre decine di potenziali commilitoni. Il treno era diretto verso nosobenequale città del Nord, avamposto per la distribuzione sui campi di battaglia. Poco dopo la partenza, nel percorso casentinese che va verso Firenze, in una curva in salita il treno rallentò quel tanto che bastava perchè il pavido Elio, che tutto voleva fare fuorchè la guerra, saltasse giù, nelle ripe cespugliose, insieme a un paio di suoi codardi colleghi, che non diventarono mai commilitoni.
Da lì tutto diventa più fumoso: Elio rientra a piedi verso le terre che meglio conosce, attraversa l'Alpe di Poti per riportarsi nella Val di Chiana e nelle macchie di castagni dove andava a cercare funghi da bambino, e dove anch'io ho cercato funghi da bambino. Si nasconde a casa di uno zio che abitava molto fuori mano, in una cascina solitaria al limitare del bosco. Per due anni e più dormì nella stalla, con le pecore e la paura che la polizia fascista lo scovasse e gli desse il fatto suo. Ogni tanto doveva rifugiarsi alla macchia, quando sapeva che ci sarebbero stati controlli o rastrellamenti.
Più volte mio nonno Francesco (detto Checco) fu ammanettato e pressato duramente (non oso dire torturato perchè la tortura è una cosa seria, anche se sicuramente una tortura di qualche tipo lo era, con minacce di bastoni ed olio di ricino) per sapere dove fosse finito suo figlio Elio. Lo stesso naturalmente capitò a sua mamma, la mia nonna Ida, e alle zie e zii. Ma tutti negarono di avere più sue notizie, e per due anni papà visse alla macchia, imparando dallo zio ospite il mestiere di ciabattino, nei ritagli di tempo. So che questa può sembrare agiografia, ma assicuro che è così, conservo ancora i vecchi attrezzi con cui si guadagnò qualche soldo a guerra finita.
Elio era giovane, ma era stato cresciuto in una famiglia di fede socialista. Il nonno Checco, pur nell'analfabetismo da mezzadro che lo affliggeva, era segretario e tesoriere della sezione locale del partito, stimato e rispettato dai compagni di fede politica. Allora si soleva dire che anche Gesucristo era socialista, e forse non avevano tutti i torti. Non so quanto questa sua cultura acquisita pesò nella diserzione, e non gli ho mai chiesto se (nel caso non ci fosse stato da combattere per Mussolini e il fascio) lui avrebbe comunque disertato. Purtroppo non posso più farlo, è troppo tardi ormai. Ma in fondo non è così importante.
Non mi interessa sapere se papà potesse o possa essere considerato un codardo o un eroe. Sicuramente non si è mai considerato nè l'una nè l'altra cosa. Ha fatto quello che riteneva giusto. In seguito, molti suoi colleghi disertori si sono fregiati dell'appellativo di "partigiani", forse a sproposito. I partigiani in quella zona di Italia non erano tanti. Se per "partigiano" si intende chi si oppose, anche con il rifiuto, ad adeguarsi alla realtà fascista, allora mio papà fu un partigiano. Ma come non prese mai un fucile in mano per sparare agli inglesi o agli americani, così non lo prese per sparare ai tedeschi o ai fascisti.
Un codardo, un vile, mio papà.
Quando la guerra finì, con la liberazione delle truppe angloamericane a ristorare il territorio con distribuzione di razioni alimentari e di amore per le contadinelle locali, i fascisti furono giustamente puniti. Di nuovo a casa, nell'affetto del nonno Checco e della nonna Ida, Elio ricominciava a vedere una normale vita da contadino a mezzadria, a far la fame, con quello che oggi si direbbe uno "skill" in più: sapeva riparare scarpe.
Nei giorni concitati della vittoria e della vendetta, i socialisti ed i comunisti dell'ante-Mussolini naturalmente si presero qualche rivincita. Così, un giorno Elio fu invitato ad una festa popolare: l'ex podestà di Monterchi avrebbe avuto una giusta punizione da parte di chi l'aveva subito come tiranno. E sicuramente se lo meritava. Le atrocità compiute dai Tedeschi nella loro ritirata dal fronte erano quasi inenarrabili, e i fascisti locali erano loro alleati. Alcuni dei fuggitivi meno fortunati (e perciò avrebbe potuto succedere ad Elio) erano stati catturati, uccisi ed appesi sulla strada come impiccati, ma non impiccati, agganciati a ganci da macellaio che perforavano la mandibola. E le madri non potevano andare a toglierli e dar loro sepoltura: avrebbero rischiato la stessa fine. I fascisti erano loro complici, ed un qualche desiderio di rivalsa e di vendetta, ad onor del vero, era quantomeno perdonabile. Così, Elio andò a vedere, incitato dagli amici che gli dicevano: vedrai, gli facciamo cantare Bandiera Rossa! Ci andò, pronto ad assistere e a partecipare allo spettacolo.
Un piccolo corteo di persone seguiva l'ex podestà, ammanettato, che strascinava i piedi, col volto coperto di sputi e del sangue delle percosse, lo sguardo rivolto verso terra. Tutti vociavano, urlandogli di cantare Bandiera Rossa. Sua moglie dietro di lui lo implorava, sperando di metter fine a quella sofferenza, dicendogli "Canta, che ti costa? canta, Beppino, canta!" Ma lui strascicava i piedi mettendoli uno dietro l'altro e rimaneva in silenzio, forse oppresso dalla consapevolezza di tutto il male che aveva in parte colpevolmente causato, e senza voler trovare una facile scappatoia alle sue responsabilità.
Ma questa è naturalmente speculazione. Io non saprò mai perchè Beppino non cantava Bandiera Rossa, e non conoscerò mai lo strazio delle madri con i figli impiccati sulla strada. Elio guardava la scena da lontano, non aveva voglia di andare a sputare sul podestà, anche se questo avrebbe forse esorcizzato il regime che lo aveva costretto alla macchia per due anni. Probabilmente era abbastanza soddisfatto di aver avuto salva la pelle, e il sangue e gli sputi non gli erano mai piaciuti. Se ne tornò a casa, senza avvicinarsi più di tanto.
Un vile, un codardo, mio papà.
Non volle combattere per la Patria, non volle infierire sul vinto. Aveva paura del sangue e della morte. Non rinnegò mai quella sua ingenua e genuina fede socialista, anche negli anni del benessere a buon mercato, e raccontava abbastanza volentieri la sua fuga dalla guerra, ma non la scena della processione di scherno al podestà.
Gli ho ho voluto bene anche per questo.
FG
Post Scriptum: Papà era molto ligio alle leggi che riteneva giuste, non era un antimilitarista o pacifista ideologico, e sicuramente anche in questo dimostrava la sua normale pavidità. La paura è una reazione istintiva che ha molto a che vedere con la conservazione della specie, e non necessariamente un atteggiamento negativo. Finita la guerra Elio Guadagni fece regolarmente (anche se un po' anzianotto, 22 anni anzich' 18) il servizio militare nel 1946/47. Qui sorride dietro la mitraglia per una foto da mandare al suo amore con una dedica. Tornato a casa si sposarono e stettero insieme per 60 anni, nel buono e nel cattivo tempo, fino alla morte.