Pescetti vermetti ed insetti:
gli Homer Simpson del mondo animale

"Dimorfismo sessuale" è una locuzione un po' pomposa che definisce un fenomeno osservato dall'umanità fin dai tempi più remoti: in alcuni casi, nel mondo animale, laddove gli individui siano di sessi diversi, gli esemplari maschio sono diversi dagli esemplari femmina, in maniera maggiore o minore. pavoni

Nel caso della specie umana le differenze non sono poi così evidenti come in altri. Inoltre, per ragioni culturali, tendiamo addirittura a dissimulare le differenze esteriori che pur esistono. C'è infatti l'abitudine a nascondere le "pudenda", termine desueto e latineggiante che rimanda direttamente al "pudore": la malcelata vergogna che abbiamo ad esporre la nostra zona genitale. Questo atteggiamento è una delle tante peculiarità della nostra specie rispetto agli altri animali, che invece sono spesso ben fieri di mostrare la propria appartenenza sessuale…smile

Torniamo a bombazza sul dimorfismo sessuale, terreno di discussione tra gli studiosi di scienze della vita, che ne dibattono le ragioni profonde e i vantaggi/svantaggi evolutivi. Sull'argomento la letteratura è molto vasta, qui un articolo che ho trovato interessante che entra nel merito di queste questioni controverse. Anche la disamina di Wikipedia sull'argomento è informativa e accurata. I casi di dimorfismo sessuale che ci colpiscono di più sono i più evidenti per ciò che appare, ma non solo ciò che si vede è importante: anche il comportamento dei due sessi è spesso molto divleonierso!

Quanto all'aspetto non sto a citare tutti i casi in cui l'uomo è meravigliato dalle differenze "estetiche" tra esemplari maschi e femmine della stessa specie. Una caratteristica che di solito si fa notare (non è una legge generale, come vedremo in seguito) è la maggiore appariscenza dell'individuo maschio. A volte le ornamentazioni come corna, zanne sono evidentemente funzionali alla lotta per la riproduzione. Altre volte invece la diversità non sembra legata a ragioni facilmente spiegabili, vedi la criniera del leone maschio o la livrea di un'anatra mandarina, che non riusciamo a ricondurre altro che a criteri estetici, anche se talvolta funzionalmente svantaggiosi. Vedi ad esempio la scomodissima coda di un pavone maschio, che lo rende impacciato e facile preda di eventuali nemici. Sembra dunque che il gusto estetico non sia appannaggio esclusivo della specie umana, ma in qualche modo condiviso da altri viventi, o almeno questa è la spiegazione più semplice. Caratteristica assolutamente non generale anche se spesso sottolineata in maniera un po' prevenuta è la dimensione maggiore del maschio, solo qualche volta vera nel campo dei mammiferi, ma sicuramente falsa in altri casi (ad esempio negli insetti o negli anfibi, per eseanatrampio i rospi).

Come esempio di questa differenza solo estetica riporto un solo caso, emblematico della difficoltà degli scienziati quando si imbattono in esemplari di animali abbastanza rari, di cui altrettanto raramente si riesce distinguere maschi da femmine (ad esempio trovando uova in incubazione nell'organismo di un individuo e nessuna traccia di spermatogenesi, o viceversa).

Uno degli ultimi casi, piuttosto eclatante, scoperto dai ricercatori è quello di un insetto foglia (la ragione del nome potete facilmente dedurre dalla figura) di cui si conoscevano solo esemplari femminili. Il maschio era sconosciuto fino al 2018, mentre la femmina, classificata come Phyllium asekiense era abbastanza nota proprio per la sua estrema somiglianza ad una foglia verde o secca. Sei anni fa un ricercatore indoPhyllumnesiano trovò un esemplare femmina che deponeva le uova su una foglia. Raccolse la foglia e con estrema cura la inviò all'insettario di Montreal, cui faceva riferimento per le indagini in laboratorio. In Canada i biologi riuscirono fortunosamente a far schiudere sei di questi ovetti indonesiani, allevando poi gli insetti che erano nati.

Con loro sorpresa dopo un po' si trovarono davanti quattro esemplari nettamente riconducibili alla specie della madre, ma due erano molto più magri e un po' più piccolini: sembravano proprio degli intrusi. Le successive indagini dimostrarono che questi due erano esemplari maschi della stessa specie delle femmine. I maschi e le femmine, entrambi noti, erano ritenuti fino a sei anni fa esemplari di specie diverse, e i maschi erano stati fino ad allora addirittura assegnati ad un genere differente (Nanophyllium), di cui guardacaso si conoscevano solo esemplari maschi ohmy

TUtto ciò a dimostrazione che le scienze naturali ci riservano sorprese straordinarie anche quando crediamo che non ci sia più niente di nuovo da scoprire o da indagare. Riporto qui l'articolo originale del supplemento scientifico del New York Times perché il sito non è facilmente accessibile.

Non è semplice capire cosa c'entri Homer Simpson finora, giusto? Ma naturalmente quella era solo una chiapparella per attrarre lettori e likehomers, come si usa fare oggidì. Però ormai qualcosa mi tocca dire per farcelo entrare, il povero Homer, simbolo suo malgrado della pigrizia ed inutilità maschile a fronte di un mondo femminile che invece sembra più attivo e produttivo dal punto di vista evoluzionistico, e non solo da quello. wink

Non sto qui a ribadire la funzione minimale che i gameti maschili hanno rispetto a quelli femminili nella riproduzione dei viventi, in cui la cellula uovo femminile si fa carico di tutto ciò di cui l'individuo nascituro necessiterà, a fronte dei gameti maschili che contribuiscono solo con metà del DNA necessario al rimescolamento genetico. Una pigrizia atavica, direi. Mi limiterò a citare casi estremi di dimorfismo sessuale accompagnati da un comportamento maschile per noi umani particolarmente deprecabile.

Cominciamo da un pesce della famiglia dei ceratidi che vive nelle profondità abissali degli oceani, nell'acqua gelida e nel buio più assoluto (che vita di melma, direbbe Claudio Bisio). Anche di questo pesce, della specie Cryptosaras couesii (quello con la lettera B in figura) erano noti fino a qualche decennio fa solo esemplari femmine. Di aspetto mostruoso e di dimensioni non minuscole (fino a quasi mezzo metro) questi esseri che paiono essere usciti dalla matita di un disegnatore folle hanno una specie di lanterna bioluminescente portata da un lungo peduncolo che sporge dalla fronte, usato sia per vederci qualcosina in quel buio pesto, ma soprattutto come esca per attrarre altri pescetti che, quando capitano a tiro dell'enorme spaventosa bocca zannuta, vengono prontamente ingurgitati. Questi pesci capitano molto raramente nelle reti dei pescatori d'altura, vista l'enorme profondità a cui vivono, ma i rari esemplari catturati sono studiati con attenzione proprio in virtù della loro raritCryptosarasà.

Così, sezionando un esemplare della nostra pesciolona, uno studioso notò una piccola strana escrescenza sotto il corpo, e andando a sfrucugliare scoprì che in realtà si trattava di un individuo diverso, pur se attaccato come un vero parassita, una zecca, insomma. Le indagini dimostrarono che era un maschio (finalmente se ne trovava uno!) che, una volta che si azzecca ad una femmina, non si nutre più autonomamente e succhia la linfa vitale dalla sua cortese ospite. A lei resterà attaccato per tutta la vita, esempio di fedeltà coniugale dettata da sporchi secondi fini di convenienza: un matrimonio di interesse, insomma... Per tutta la vita il maschiolino non fa che una sola cosa: un eterno atto sessuale che inietta sperma nella femmina per la procreazione di altri pescetti mostruosi. E chiamalo fesso!

Cito ancora due casi simili a quello del pescetto. Uno è un vermicello anellide marino (lontano parente dei lombrichi, anche se la sua posizione sistematica è tutt'altro che chiara), si chiama Bonellia viridis ed è comune anche nel Mediterraneo. La femmina ha il corpo di dimensioni medio-piccole (meno di dieci centimetri), ed una specie di lunga proboscide che termina biforcandosi, che usa per cibarsi di piccolissimi animali marini. Quando le uova di questo vermetto si schiudono in mare non hanno un sesso predeterminato, potendo evolvere sia come maschi che come femmine (caso raro ma non unico nel mondo animale). Vagando in mare aperto, se il neonato incontra la proboscide di una femmina viene risucchiato, e gli ormoni presenti nella femmina ne inducono lo sviluppo come individuo maschile. Gli altri neonati che non vengono catturati dopo un po' diventano feBonellia viridismmine.

Il maschio piccolissimo, all'interno della femmina, una volta sviluppate le gonadi per la produzione di gameti maschili blocca l'accrescimento corporeo e rimane allo stato larvale, lungo solo pochi millimetri. Evita anche di sviluppare apparato digerente, sistema circolatorio ed altre simili amenità per lui superflue in quanto sfrutta quelle della femmina che lo ospita, e anche lui, come il suo collega pescetto degli abissi, assolve una sola funzione: quella dell'accoppiamento finalizzato al rimescolamento genetico dei nascituri.

L'ultimo esempio, in qualche modo è simile agli altri due, è per me perfino più impressionante. I due individui, femmina e maschio, sono di dimensioni paragonabili, mentre nei casi precedenti il maschio è quasi una pulce rispetto alla femmina. Il maschio di Phoreticovelia disparata, che gli americani non so perchè chiamano insetto di Giove (Zeus bug) è di dimensioni solo un po' minori di quelle della femmina. In questo caso a differenza di quelli citati prima il maschio può avere una vita autonoma e può nutrirsi e muoversi liberamente. Ma quando trova una femmina che gli va a genio (o viceversa? chissà…) la approccia saltandole in groppa e facendo il mestiere a cui l'evoluzione lo hZeus buga chiamato.

Una volta sistemato, trova sul collo della coniuge una bella cannuccia da cui sgorga un dolce nettare e, dopo averlo assaggiato, si accorge che questa vita beata di bevitore con tutto il resto che evito di esplicitare non è poi male. Da questo momento resta attaccato al dorso della femmina, che se lo scarrozza in giro dandogli da mangiare gratis come guiderdone per le sue prestazioni sessuali. Anche in questo caso la ragione di una simile servilità femminile è molto dubbia e discussa tra gli scienziati entomologi: c'è chi dice che l'atteggiamento sia difensivo (perché altrimenti il maschio potrebbe cibarsi della femmina, come d'altra parte avviene in senso contrario nel famoso caso della mantide religiosa), chi invece pensa che sia economicamente conveniente, perché il nettare che la femmina si procaccia è più che sufficiente per il mantenimento della coppia.

Qualsiasi sia la verità, sicuramente questi esempi non proprio meritori dell'ignavia maschile rispetto alla positiva vitalità femminile potranno essere giudicati da chiunque secondo le proprie convinzioni. Ma le convinzioni nascono sempre dalla conoscenza, ed è questa che, nei miei limiti, cerco di incrementare, raccontando ed illustrando la realtà.

FG