“So’
di Campiglia e tiro la rulla…” Il gioco della rulla o ruzzola ferrata era per tradizione una passione dei Campigliesi: ce lo conferma un documento del Tribunale dell’Abbadia S.Salvatore ( Archivio di Stato di Siena, Pretura di Radicofani, Tribunale economico dell’Abbadia, 323) , un breve processo (conclusosi senza condanne) dell’aprile 1843, da cui si desumono alcuni interessanti dati: ad esempio, che la rulla fosse un gioco riguardato come pericoloso dalla legge e dal regolamento della Polizia municipale, che ne vietavano la pratica sulle strade pubbliche. In effetti, sempre dal nostro documento risulta che alle gare assistessero molte persone, tra cui frotte di ragazzini, che facilmente rischiavano di finire sulla traiettoria di qualche attrezzo lanciato a tutta forza, per non parlare dei viaggiatori che disgraziatamente fossero transitati per la via dove si svolgeva la partita. Inoltre alla ruzzola si giocava soprattutto nei giorni di festa, mattina e pomeriggio, anche nelle ore delle funzioni religiose, e di conseguenza parecchi, sia giocatori che spettatori, venivano distolti dalle devozioni, senza contare le imprecazioni, le bestemmie e le liti , che erano uno “scandaloso” ma irrinunciabile contorno del gioco. Per questi motivi la popolazione (maschile) di Campiglia appare nel documento simbolicamente divisa in due gruppi, anche se non paritetici: da una parte i giovani, giocatori irriducibili, che rappresentano la maggioranza ; dall’altra gli anziani benpensanti (magari a loro volta ex-giocatori “pentiti”), in situazione di minoranza. Colpisce comunque, come vedremo, il fatto che nel documento si insista più volte sulla quantità di persone coinvolte nelle gare, come se veramente i Campigliesi, giocatori, spettatori o raccatta-rulle che fossero, non sapessero sottrarsi al richiamo del loro “sport” preferito. Viene specificato anche il luogo in cui tradizionalmente si tenevano le partite: la strada comunitativa che portava alle Briccole , con punto di partenza nei pressi della pubblica fontana – lavatoio (il "Cannellone") Doveva essere lo stesso luogo citato in un altro analogo rapporto di Polizia , datato 2 aprile 1818 (A.S.S., cit., 298), al quale non era peraltro seguito alcun processo; vi si specifica che il gioco si svolgeva sulla pubblica strada maestra che conduce alle Briccole, in località detta La Concia. In quella circostanza, i giocatori non si erano interrotti nemmeno al passaggio della processione con il Santissimo, motivo per cui erano stati redarguiti dal parroco don Gioacchino Lenzini. Ma ritorniamo ai fatti della domenica 23 aprile 1843. L’agente di Polizia Celanti della Squadra dell’Abbadia stila il 25 aprile 1843 un rapporto destinato al Vicario regio Palazzeschi, giusdicente per le cause economiche, cioè di minore entità, che recita così: Nelle ore pomeridiane del dì 23 perduto, giorno di domenica, lo scrivente sorprese a giuocare per la strada comunitativa che da Campiglia conduce alle Briccole certi:
ai quali contestò la relativa trasgressione alle Leggi che proibiscono il giuoco, e più specialmente quello che facevano loro della Ruzzola ferrata, con pericolo dei Passeggeri, quale trasgressione fu contestata alla presenza di testimoni. Lo scrivente fa
reverente istanza contro detti trasgressori, che siano condannati a forma di
Legge. Che è quanto.
Il 29 aprile vengono convocati in Tribunale i testimoni citati in calce al rapporto: tutti possidenti di una certa età.
Placido Ballati,
43 anni: Sì Signore, è vero che domenica scorsa tutti i
detti giovanotti giuocavano alla ruzzola cerchiata di ferro lungo la strada
comunitativa delle Briccole; l’Agente di Polizia unitamente ad uno dei Regi
Carabinieri li sorprese mentre facevano questo giuoco
e contestò loro la trasgressione…Alcuni smisero, altri continuarono
a giuocare nonostante fossero sgridati dalla Polizia (l’agente
Celanti non doveva incutere gran timore…),
e poi quando l’Agente si fu allontanato ripresero il
giuoco anche quelli che avevano smesso, e seguitarono tutti sino alla fine… Ci
hanno giuocato sempre pure gli anni passati, e l’anno scorso degli altri
giuocatori furono sorpresi dalla Polizia e furono tutti ammenati
all’Abbadia, non so cosa li fu fatto, e allora smisero di giuocare. Questi
altri ci hanno sempre giuocato le feste lungo
tutta la giornata, senza riguardo alcuno al tempo dei Divini Offizi, tanto la
mattina che la sera, e anche il giorno di Pasqua… E infine: Questi giovanotti in tempo del giuoco sparlano con maledizioni, e bestemmiano, perciò sarebbe bene che il Tribunale prendesse provvedimenti… Giacomo Coli, 67
anni, la voce più autorevole del paese: E’
vero che nella scorsa domenica 23
aprile diversi paesani, tra cui tutti quelli nominati nel rapporto
(i giocatori , dunque, non erano solo gli otto denunciati dall’agente)
giuocavano alla ruzzola lungo la strada che conduce alle
Briccole, cominciando il giuoco dove è la pubblica fonte. Io mi ci trovai
presente quando l’Agente di Polizia disse che quello non era il posto per
far quel giuoco, e allora alcuni smisero, e altri seguitarono a giuocare.
Peraltro debbo dire che in quella strada ci è stato giuocato sempre alla
ruzzola, ma mi aspetto che prima o poi nasca un inconveniente, perché,
andando molti ragazzi a vedere quel giuoco, può capitare con facilità delle
disgrazie… E’
anche vero che si giuochi nei giorni festivi e al tempo dei Divini Uffizi, e
senza ritegno alcuno si sentono le peggiori bestemmie… Pasquale Contri, 56 anni, che la fama popolare indica come informatore di Polizia: domenica scorsa i giovanotti che Lei ha nominato giuocarono alla ruzzola in luogo detto la Strada delle Fonti o delle Briccole, e l’Agente di Polizia li fece smettere perché in quella via non vi potevano giuocare. In quella strada vanno tutti perché vi è il pubblico lavatojo, ed è un pericolo il giuocare alla ruzzola perché può succedere delle disgrazie, in specie ai ragazzi che vi accorrono a vedere, e a raccogliere le ruzzole dei giuocatori…
Il giorno successivo, 30 aprile, è la volta degli imputati. A tutti viene rivolta la stessa domanda, se sia vero che il giorno 23 avessero preso parte al gioco della ruzzola, e a tutti viene fatta una reprimenda, più o meno minacciosa.
Luigi Scocchini, 25 anni, ammogliato senza figli, ottonaro (cioè fonditore di attrezzi e oggetti in ottone): Non
nego che in codesta domenica per mero divertimento ( quindi,
parrebbe di capire, per puro spirito sportivo, senza scommesse o premi) io e altri paesani si giuocasse alla rulla nella
strada delle Fonti o delle Briccole, ma io non sapevo che fosse proibito,
perché ci ho sempre veduto giuocare tutti gli altri, e appena l’Agente di
Polizia ci disse che si smettesse io smisi, e me ne andai a casa, perché ci
ho la moglie che non vuole che io giuochi… Anche gli altri imputati che verranno ascoltati dopo lo Scocchini ribadiranno di non essere al corrente del divieto di gioco: si tratta probabilmente di una scusa, ma tutti, concordemente, l’accamperanno, così come tutti affermeranno che per quella strada ci si era sempre giocato in passato. A tutti i “reprobi”, poi, il Vicario ripeterà lo stesso rimprovero, variato nella forma, identico nella sostanza: La
Legge non meno del Regolamento di Polizia municipale
vigenti in questo Vicariato proibiscono severamente il giuoco della
Ruzzola nelle pubbliche strade, e tale essendo quella nella quale L.C.
(Lui Comparente, l’imputato) giuocava
la scorsa domenica, ne consegue che dovrà rispondere della contravvenzione
agli ordini. Non è accaduto niente di male, e ho tirato davvero poche volte – tenta di difendersi il malcapitato Scocchini, che viene licenziato senza firmare il verbale, per non sapere scrivere. Pietro Mascelloni, 23 anni, scapolo, calderajo e campagnolo: Sì Signore, io feci uno o due tiri alla rulla domenica scorsa, ma non ero dei giuocatori, e solo mi feci dare la rulla da uno dei ragazzi per fargli vedere come tiravo, e feci uno o due tiri (sfortunatamente coincidenti con il passaggio del poliziotto…) E alla
contestazione del Vicario: Non feci che un misero tiro…Codesto giorno io
ero stato al podere per i miei interessi, e mi ci trovai per caso quando ci
giuocavano tutti… Pietro Mascelloni
sarà il solo, con Giuseppe Borghi, a firmare il verbale: tutti gli altri
dichiareranno, come lo Scocchini, di non
sapere. Cesare Tarloni,
22 anni, scapolo, zappaterra: E’
vero che io con altri si giuocò alla rulla, e l’Agente ci fece smettere, e
io smisi, ma non lo sapevo io che non si potesse giuocare in quella strada,
perché ci si è sempre giuocato con tutti gli altri… Al rimprovero del
Vicario risponde con una certa petulanza: Io
pagherò se pagheranno tutti gli altri, ma allora saranno inquisiti tutti
quelli di Campiglia, perché si era tutti insieme… Agostino Lenti,
22 anni, scapolo, campagnolo: Sì
Signore, è vero che domenica scorsa giuocavo con molti altri alla ruzzola, ma
io non sapevo che fosse proibito, giacchè si è soliti sempre giuocare per
quella strada nei giorni di festa… E anche lui
contesta la reprimenda del Vicario: A
giuocare non ero io solo; può inquisire tutto il paese, visto che si giuocava
tutti?
Lorenzo Mazzini,
33 anni, scapolo, zappaterra : Sì
Signore, veddi che alcuni miei paesani giuocavano alla rulla, mi ci messi
anch’io, e l’Agente di Polizia disse che non si poteva giuocare in quella
strada, ma io ho veduto che sempre ci hanno giuocato tutti… Non
sapevo che non si potesse giuocare, –
insiste – che
voleva che sapessi io? E poi di tanti che giuocavano con me non ci hanno
chiamato a comparire che pochi disgraziati… Giuseppe Borghi,
22 anni, scapolo, zappaterra : Sì
Signore, convengo che domenica scorsa 23 stante giuocai alla ruzzola…Giuocavano
tanti altri, ci giuocai anch’io. Che vuole che sapessi che era proibito…
Noi altri siamo poveri campagnoli, non si ha altro tempo che quello della
festa per prendere un poco di spasso… Ma poi, cambiando
tono: Se
condannate tutti quelli che hanno giuocato a Campiglia, allora pagherò
anch’io la mia penale, ma dovrete richiamare tutta Campiglia… Pietro Borghi
detto Tremendo, 27 anni, ammogliato
con figli, campagnolo: E’
vero che domenica scorsa si incominciò una partita alla ruzzola per puro
divertimento, come si è fatto sempre in tutta Campiglia, ma credevo di non
fare nessun male. E alla solita
contestazione, con particolare tono di sfida: Eh
pagheremo, ma a condizione che pagheranno anche tutti gli altri di Campiglia,
perché creda che sino all’ultimo del paese ci hanno giuocato alla rulla in
codesta strada, e tanti che giuocavano anche domenica scorsa non sono stati
richiamati. L’ultimo imputato a comparire è il solo contadino tra tanti paesani, ma le sue parole non differiscono da quelle dei “correi”. Francesco Borghi,
23 anni, scapolo, contadino del dottor Silvio Canestrelli al podere Casa Bacci:
E’ vero che in
codesto giorno 23 aprile dopo
pranzo, nel tempo del Vespro, giuocai un poco alla rulla per la strada delle
Briccole, ma ci giuocai per divertimento, e perché in quella strada ci ho
veduto sempre giuocare alla rulla, e non mi potevo mai sognare che fosse
proibito… Alla contestazione del Vicario risponde però con minore arroganza degli altri: Che vuole che gli dica, io non lo avrei mai fatto se fossi stato avvisato, ma guardi che tutti, ma tutti, vi hanno giuocato, che voleva che sapessi io… Il documento termina qui: il Vicario Palazzeschi – forse mandando a quel paese, tra sé e sé, il troppo solerte agente Celanti – non dà seguito al procedimento. Probabilmente ritiene che il viaggio da Campiglia all’Abbadia, l’attesa in Tribunale, la perdita di un giorno di lavoro siano punizioni sufficienti per gli imputati.
A cura di: Zelia Grosselli e Guido Piazza
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